Come è accaduto per una donna di 62 anni aggredita e ferita gravemente da tre rottweiler in provincia di Padova, all’inizio di febbraio. I cani, appartenenti a un vicino di casa, scavata una buca ai piedi della prima recinzione e superato il giardino della casa confinante, sono riusciti ad introdursi nella villetta della donna. Sul finire del 2023 nel pavese una pensionata di 84 anni è morta dopo essere stata aggredita da un pitbull. Ad aprile 2023 una donna di 53 anni è stata mortalmente azzannata da uno dei due rottweiler del fratello. Nel milanese una 45 enne e la sua bambina di 10 anni sono finite in ospedale dopo essere state aggredite da un rottweiler all’interno di un allevamento di cani (non di razza rottweiler) riportando gravi lesioni. Nel 2020, vicino a Roma, una bambina di sei anni viene aggredita da due rottweiler di proprietà della vicina di casa. In provincia di Frosinone nel 2019 un’ anziana donna aggredita e ferita gravemente da un rottweiler e un pitbull. In quel di Fermo un cinquantanne, aggredito da un rottweiler e un pitbull, ha subito l’amputazione di un braccio e di una gamba. Un rottweiler in piena notte attacca la padrona che sta dormendo lacerandole in più punti il braccio e l’avambraccio.
Sono solo alcune delle ultime e tante, troppe tragedie che hanno l’unica conseguenza di aprire inutili discussioni a difesa dei cani che si sono resi protagonisti di queste aggressioni. Inutili perché chiunque sia dotato di un minimo di raziocinio sa bene che non è colpa dei cani che sono e rimangono animali, anche se hanno quei faccioni e zampettoni che fanno impazzire i social quando vengono postati nel lettone con i padroni e i bambini piccoli.
Rimanendo animali hanno per la loro comunità di riferimento (quella appunto degli animali) proprie regole etologicamente predeterminate. Se si comprende tale premessa secondo quali presupposti sarebbe possibile attribuire la colpa (concetto che attiene alla comunità degli umani e non certo a quella dei non umani) a un determinato cane piuttosto che ad un a altro per avere fatto quella certa cosa piuttosto che quell’altra? Questo principio vale anche davanti a simili tragedie.
Ovviamente non è un caso se è più frequente che a tali tragedie siano abbinati cani appartenenti a talune razze nella consapevolezza che anche un Golden può aprirci entrambe le mani come si apre un melone. Prima la destra e poi la sinistra. E il Golden non mi risulta godere di una cattiva fama. Spesso quello che fa la differenza è la mandibola, la potenza, la particolare conformazione della bocca e della dentaura. A tanto poi si deve aggiungere la capacità o incapacità dell’umano di relazionarsi con il cane. La sua educazione, ineducazione, preparazione, impreparazione, cultura, ignoranza, sensibilità, insensibilità. Ci proclamato tutti amanti degli animali. E lo siamo così tanto che sono bellamente indifferenti al dolore che possono provocare ad altri animali e ad altre persone per il solo fatto di essere ignoranti.
Non vi è dubbio che alcuni cani manifestino una aggressività (che è peraltro caratteristica di ogni animale) più marcata di altri. Ma non è questa aggressività sul banco degli imputati quanto le conseguenze di essa. Che inevitabilmente ricadono sull’umano. Come conseguenza lesiva e sanzionatoria.
Affidarsi alla buona volontà dei singoli non è la soluzione migliore. Lo dimostra il fatto che nelle nostre città quella che è la regola più “normale”, conosciuta anche dai bambini, è quella più violata. Mi riferisco al guinzaglio. E’ necessario che qualcuno ci guidi. Il legislatore prima di ogni altro. Un legislatore che deve mettere mano al tema cinofilia senza fare sconti. A nessuno. Intervenendo sui tanti aspetti di questo mondo senza regole. Sui diversi protagonisti e soggetti coinvolti. Uno di questi è quello che riguarda proprio quei cani che possono essere protagonisti involontari e non colpevoli di queste tragedie. Magari mettendo il naso fuori dai confini nazionali e capire se sia opportuno mutuare normative già in uso. Il problema non è più solo etologico. E’ diventato un problema di incolumità delle persone e degli animali stessi.
Vengo, in conclusione, al tema del patentino, venduto come la soluzione di ogni problema. Sicuramente potrebbe esserlo a condizione che sia pensato come una cosa davvero seria. Oggi non credo lo sia. Per tanti motivi. Esso è legato alla proprietà del cane o alla sua detenzione, problema che il legislatore non ha risolto con la formulazione dell’art. 2052 c.c.laddove distingue, in via alternativa, tra proprietà e uso. Chi è il conduttore? Chiunque in un certo momento della giornata porta a passeggio il cane? Quindi anche un amico del proprietario? Un dog sitter? Un parente? La giurisprudenza offre spunti davvero interessanti. Non meno problematico individuare il proprietario del cane. Il capofamiglia? E colui che pur proprietario potrebbe trovarsi nella condizione di mai condurre il cane?
Sono assolutamente persuaso che il fine del c.d patentino sia nobile volendo raggiungere una efficace politica di educazione e informazione cinofila al cittadino perché sia resa possibile una autentica ed efficace coabitazione tra animali e cittadini. Occorrerà però, credo, percorrere una strada assai diversa da quella che viene percorsa oggi dai comuni italiani che organizzano corsi finanche on line -non si capisce a chi rivolti- di poche ore (dieci?) che si concludono con test a risposta multipla. Faccio presente che a più autorevole e importante organizzazione mondiale dedita alla preparazione dei cani da salvataggio nautico e dei loro conduttori (Scuola Italiana Cani Salvataggio) prevede una preparazione svolta in circa un anno (solo) per il livello base.
Non prendiamoci in giro. Soprattutto non prendeteci in giro.
Avv. Filippo Portoghese
Diritto e tutela del benessere degli animali