Il cane cammina a fianco dell’uomo da tantissimo tempo. Uno studioso ha detto che “la nicchia sociale del cane domestico è la società umana”. Il legame che unisce cani e proprietari è profondo e unico. Cosa sappiamo di questo legame? Ci sono miti e false credenze da sfatare? La scienza ha studiato questi aspetti? La risposta a queste domande è si!
Che la collaborazione tra cani e umani affondi le radici nella notte dei tempi è risaputo, ma per molto tempo, e azzarderei dire fino ai giorni nostri, spesso si è guardato alla relazione cane-uomo quasi come ad un rapporto a senso unico: uno comanda e l’altro esegue, uno deve essere sempre gerarchicamente superiore all’altro.
Ma negli ultimi vent’anni si sono susseguite varie ricerche le quali hanno messo in luce come il rapporto tra cane e proprietario sia un vero legame di attaccamento. Parliamo di un legame particolare, descritto in psicologia umana e psicologia comparata, che è valido per tutti i mammiferi. E’ quello che lega i piccoli alla madre, ma esiste anche tra partner e tra membri dello stesso gruppo sociale. Una caratteristica molto importante di questo tipo di legame affettivo è la “base sicura”. Un individuo che è base sicura per un altro individuo è colui che dà conforto, protezione, guida, aiuto e contemporaneamente spinge all’autonomia e alla sicurezza in se stessi. La base sicura è la base da cui partire – e tornare – per esplorare il mondo con confidenza. Nel caso del legame tra cane e proprietario, la figura di riferimento, la base sicura, è il proprietario, e colui che viene guidato è il cane. Questo però non vuol dire che il cane non abbia “voce in capitolo”, che non possa prendere decisioni o che non gli si debba dare fiducia perché incapace.
Come si diventa una base sicura per il proprio cane? Domanda difficile, risposta complessa e che bisognerebbe dare nella pratica. Ma un proprietario coerente, che guida senza usare metodi violenti, che dà fiducia, che accompagna il cane alla scoperta del mondo, che gioca con lui, è già a buon punto! E non dimentichiamo che il proprietario ha anche il compito di confortare quando serve, ad esempio quando il cane ha paura di affrontare qualcosa (confortare il cane non rinforza la paura, come spesso si dice, ma anzi lo aiuta e gli fa capire che del proprietario si può fidare).
E la dominanza? Come dicevamo, per molto tempo si è pensato che il cane nascesse per dominare il proprietario, che volesse scalare la gerarchia della famiglia, che la relazione si basasse su dominanza e sottomissione. Vediamo cosa ci dicono gli studi scientifici e le osservazioni degli esperti che lavorano sul campo, partendo dai rapporti tra cani, dato che spesso si pensa: “visto che i cani tra loro si comportano in questo modo, allora il proprietario deve trattare il cane nello stesso modo”. Vari studi hanno analizzato le relazioni e le interazioni tra cani in gruppo. Molti di questi hanno rilevato che nei gruppi di cani vi è una gerarchia, più o meno evidente, cioè ci sono alcuni soggetti con uno status più alto (“dominanti”) ed altri con uno status inferiore (“sottomessi”). Altri studi, in realtà, hanno messo in evidenza che in alcuni gruppi di cani non c’è una vera gerarchia; non è questa la sede per analizzare approfonditamente e confrontare gli studi, ma teniamolo a mente. Ad ogni modo, l’aspetto interessante è che gli studiosi, in particolare negli ultimi anni, sono concordi nel ritenere che: 1. la dominanza non viene raggiunta con la violenza, ma un soggetto è dominante sulla base dei rituali di sottomissione che vengono mostrati verso di lui. Il dominante non è colui che picchia o è prepotente con tutti, ma è colui che guida, che ha la stima degli altri (questo vale anche per i branchi di lupi). 2. un soggetto non nasce per genetica dominante ma una eventuale gerarchia in un gruppo si costruisce in base a tutte le relazioni esistenti nel gruppo, all’apprendimento e alla gestione delle risorse.
Attenzione! Tutte queste osservazioni sono state fatte su gruppi di cani (quindi solo cani) stabili e in generale non controllati dall’uomo (es. cani vaganti su un territorio). Ho trovato solo pochi studi che si riferiscono a “branchi” casalinghi e a gruppi di cani che si incontrano regolarmente in uno sgambatoio/asilo, mentre mancano studi relativi a questo tipo di interazione tra cani che si incontrano la prima volta e sporadicamente. Tuttavia, questi studi non si riferiscono a gruppi misti, cioè cani e umani. E’ quindi corretto trasportare queste osservazioni così come sono alla relazione uomo-cane? No! I cani “sanno” di essere cani, e sanno che gli umani non sono cani, perciò non ha senso che le persone utilizzino esattamente i comportamenti tipici canini per rapportarsi agli animali. La nicchia del cane domestico, come dicevamo, è la società umana, diversa quindi da quella del lupo e dei cani rinselvatichiti. Quello che si deve fare è osservare i cani, imparare come comunicano e quali sono le loro esigenze e motivazioni, e comportarsi di conseguenza. Si possono utilizzare in parte strategie comunicative canine, ma adattandole alle relazione uomo-cane. Ad esempio, si è osservato che quando due cani si incontrano, se hanno intenzioni pacifiche, non si avvicinano frontalmente, ma fanno traiettorie curve ed evitano di fissarsi. Possono inviare segnali – definiti “di calma”, “di pacificazione” o “di stress” – come leccarsi il naso. Nell’interazione con un cane la persona può utilizzare queste strategie per non mettere a disagio l’animale, come avvicinarsi non frontalmente e non fissarlo, tuttavia è evidente che non è necessario che si metta a quattro zampe o che si lecchi il naso.
Se si fa una ricerca bibliografica può essere possibile trovare vecchi articoli scientifici e manuali, anche specialistici, in cui si parla di comportamenti di dominanza e di sottomissione nell’interazione cane-uomo. Fino a una quindicina di anni fa anche alcuni comportamenti indesiderati e problemi comportamentali (come monta sulla persona, aggressività verso il proprietario, controllo delle risorse) venivano ricollegati alla mancanza di una “corretta” gerarchia in famiglia. Ma negli articoli e nei manuali più recenti, invece, non si trovano più queste spiegazioni, bensì si considera la relazione cane-proprietario un legame di attaccamento e… di amore! Ci sono infatti studi che stanno mettendo in luce il ruolo di un ormone, l’ossitocina – conosciuto come “l’ormone dell’amore e dell’attaccamento” – che viene prodotta sia nell’uomo che nel cane quando i due si guardano. E il trattamento dei problemi comportamentali da parte degli esperti AGGIORNATI non passa più attraverso i metodi da “capobranco”, i quali anzi possono essere controproducenti.